La piazza è caratterizzata dalla presenza della Fonte dei Cocciari, opera di Nino Caruso (Tripoli, 1928), maestro d'arte ceramica, profondamente legato alla città di Torgiano; dal 1996 l'artista cura infatti "Vaselle d'Autore per il Vino Novello", una manifestazione che, allo storico binomio vino-ceramica, abbina un terzo elemento: l'arte.
Sulla piazza si affacciavano un tempo due antiche botteghe di "cocciari"; oggi, al posto dello storico "Sosò" - al civico 5 - si trova il laboratorio artigiano "Giardini Italiani", specializzato nella produzione di tavoli in pietra vulcanica maiolicata e dipinta a mano.
L'arte fittile è da sempre presente nel territorio, come testimonia il ritrovamento di un insediamento rustico databile dal I secolo a.C. al II secolo d.C., nel quale si coltivavano le viti e si fabbricavano anfore da trasporto, a dimostrare lo stretto legame tra la produzione ceramica e la vitivinicoltura.
Torgiano aveva infatti, sin dalla fondazione, al pari di altri borghi medievali, i suoi "cocciari" e la produzione del vasellame d'uso quotidiano permetteva di soddisfare le esigenze degli abitanti entro le mura e di quelli del contado.
Rinomato e molto richiesto per la qualità, il vasellame di Torgiano era sempre presente nei mercati settimanali e nelle fiere di Perugia, in Piazza Piccinino, e Assisi, sugli scalini del Tempio di Minerva.
Per fare i "cocci" sono necessarie la terra rossa e l'argilla; la prima è adatta al vasellame da cucina, mentre quella argillosa, non resistete al caldo, per vasi da fiori e per quant'altro non debba essere posto a contatto con fonti di grande calore.
Tradizionalmente la terra rossa veniva dalla località nota come "Entrata", l'argilla dalle sponde del Chiascio o del Tevere. Ancora nei primi decenni del Novecento i cocciari andavano con un carretto a raccogliere la terra necessaria per fabbricare il vasellame.